Negli ultimi anni questa pianta ha conosciuto grande popolarità, tanto da essere entrata nell’uso comune di chiunque cerchi di sfruttarne le proprietà lassative. In realtà, come spesso accade per tutto ciò che rientra, di fatto, nella pratica quotidiana, difficilmente mi capita di incontrare qualche fruitore che abbia reale familiarità con le concrete proprietà della pianta, oltre che con i possibili effetti collaterali. Questa semplice considerazione iniziale ci lascia presagire la scoperta di reali qualità che finiscono per superare le comuni aspettative.

Se ne parla, dicevo, da pochi anni ma la sua fama era già largamente diffusa ai tempi di Cristoforo Colombo, il quale nel corso di uno dei suoi viaggi ebbe modo di annotare sul suo diario di bordo la seguente considerazione: “…quattro sono i vegetali indispensabili per il benessere dell’uomo: grano, uva, oliva e aloe. Il primo lo nutre, il secondo solleva il suo spirito, il terzo gli porta armonia, il quarto lo cura” (Rondini S., Ovidi E. et al., art. cit., 2000).

L’Aloe disponibile in commercio si ottiene dal succo della pianta che al termine del processo di essicazione viene trasformato in polvere che, con meccanismo dose-dipendente, può avere attività amaro-tonica, digestiva, colagoga (facilita cioè la produzione e l’espulsione di bile dalla cistifellea), lassativa. Relativamente a quest’ultima caratteristica è necessario spendere qualche parola di approfondimento. L’Aloe è compresa nell’elenco delle droghe lassative antrachinoniche insieme a Frangola, Rabarbaro, Senna, Cascara, ecc.. I componenti principali di queste droghe sono dei glicosidi che risultano costituiti da una frazione zuccherina, cioè il glicone (che determina ad esempio la tossicità e l’intensità dell’azione farmacologica), legata ad una seconda frazione non zuccherina detta aglicone o genina (la responsabile dell’attività farmacologica); in questo caso le genine sono dei derivati dell’antracene. Si tratta inoltre di una classe di glicosidi anche detti glicosidi emodinici dal momento che la genina più diffusa è l’emodina.

Questi glicosidi non sono attivi come tali ma richiedono un processo di rielaborazione che li trasforma in prodotti finali biologicamente attivi, grazie all’opera preziosa ed insostituibile eseguita dalla flora batterica intestinale. Il processo avviene solo nel colon poiché queste sostanze non subiscono alcuna modificazione nello stomaco e nell’intestino tenue. È proprio nel colon, infatti, che la flora batterica interviene separando il glicone dalla genina (nello specifico l’emodina); quest’ultima risulta assai poco assorbibile dall’intestino e viene parzialmente trasformata, ancora ad opera dei batteri intestinali, in antrone, estremamente efficace nella sollecitazione della peristalsi intestinale e nella produzione di muco. Contemporaneamente si verifica una diminuizione del riassorbimento d’acqua, cloro e sodio ad opera della mucosa intestinale ed un aumentata secrezione di potassio.

L’effetto lassativo dell’Aloe si manifesta in genere dopo 8-12 ore. L’Aloe è certamente indicata per le stipsi atoniche (caratterizzate cioè da una muscolatura intestinale poco attiva che ostacola il transito intestinale) ed in ogni caso in cui risulti utile la produzione di feci molli; utile l’associazione con piante carminative (cioè che contrastino la produzione di gas intestinale con gli spasmi che ne deriverebbero).

Va sottolineato come l’utilizzo prolungato come lassativo di questa pianta dalle caratteristiche così interessanti, finisca inevitabilmente per ridurne l’efficacia probabilmente proprio a causa della perdita di potassio che essa genera con conseguente paralisi della stessa muscolatura intestinale.

Infine, tra i purgani antrachininici l’Aloe è quella che possiede l’azione maggiormente irritante, tanto da causare un aumento del flusso sanguigno all’altezza del bacino con possibile conseguente aumento delle perdite mestruali; da ricordare come, proprio a causa di questa azione, è controindicato in gravidanza perché potrebbe presentare effetti abortivi.

In allattamento è altrettanto sconsigliato il suo impiego (passa nel latte materno).

Partendo da questo presupposto, cioè dalla sua capacità di produrre un aumento del flusso sanguigno all’altezza del bacino, derivano tutte le altre controindicazioni: morbo di Crohn, emorroidi, fistole perianali, colite ulcerosa, appendicite e tutte le altre patologie infiammatorie collocabili nella stessa zona.

Come lassativo è, come già ricordato, assai utilizzato; non vanno però dimenticate altre caratteristiche di questa pianta, veramente notevolissime. Viene largamente utilizzata per uso esterno sotto forma di gel: presenta, infatti, sperimentate proprietà cicatrizzanti e lenitive, oltre che schermanti dai raggi UV. È proprio grazie a questa sua qualità che l’Aloe è spesso presente nella formulazione di moltissime creme solari. Non solo: possiede un’azione anestetica locale, antiinfiammatoria, migliora il microcircolo in sede d’applicazione. Per questo possiamo a giusto titolo considerare l’Aloe un ingrediente d’elezione per la preparazione di una crema solare di alta qualità. Voglio affrontare, in conclusione, la sua attività più interessante e ad oggi oggetto di molti studi: l’azione antitumorale. Ricerche recenti, infatti, hanno evidenziato la presenza di particolari sostanze (Acemannano e Aloctina A) che sembrano possedere effetti antineoplastici oltre che immunostimolanti. Il meccanismo d’azione non è ancora chiaro, attendiamo maggiori indicazioni e chiarimenti dai risultati degli studi in la da venire che consentano il suo impiego in questo senso. Attualmente la pianta viene largamente utilizzata per la prevenzione degli effetti collaterali in radio-chemioterapia con grande beneficio per i pazienti.

Ancora una volta, insomma, la fitoterapia ci propone una pianta dalle molteplici proprietà: alcune già consolidate con una letteratura importante, altre ancora da chiarire, ma non per questo meno considerevoli. L’Aloe va considerata come una grande risorsa, le cui possibilità sono ancora in parte da esplorare.

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