Il concetto di nutrizione è andato profondamente cambiando nel corso dei secoli: dapprima interpretato come elemento indispensabile alla sopravvivenza, è andato via via acquistando sempre più rilevanza in termini di salute sin nell’antichità, fino ad arrivare alla nutrigenomica attuale.
Una nutrizione corretta ed adeguata alla specificità della singola persona in termini di età, sesso, stile di vita, anche e soprattutto in funzione del suo DNA, è in grado di:
- Promuovere la salute ed il benessere,
- Aumentare la longevità,
- Prevenire il rischio di malattie degenerative e/o quelle croniche come le cardiovascolari, il cancro, l’obesità, l’osteoporosi, ecc.
Ma com’è possibile ottenere risultati di questa portata semplicemente seguendo un regime alimentare strategicamente efficace?
Il punto di partenza, indispensabile per procedere, è comprendere quanto il cibo, una volta introdotto nel nostro organismo, si traduca in chimica, una chimica che interagisce con la nostra biochimica (e quindi con la nostra fisiologia).
Non c’è alimento che, una volta scomposto attraverso le fasi digestive ed assimilato attraverso l’intestino, non vada incontro a questo destino. Ogni singolo cereale, grasso, proteina finisce per influenzare l’organismo che lo accoglie sotto forma di informazione biochimica che, giocoforza, ne condiziona il funzionamento e ne richiede una risposta.
Non capire questa premessa significa rinunciare ad una grande opportunità di benessere.
È dal 1981, infatti, grazie ad uno studio commissionato dagli USA e magistralmente prodotto da due scienziati, R. Doll e R. Peto (Le cause del cancro, ed. Il Pensiero Scientifico – Roma) che risulta evidente come un terzo circa dei tumori sia ascrivibile proprio all’alimentazione scorretta, un altro terzo al fumo di sigaretta. Quindi cibo, stile di vita, l’ambiente (il cibo ne è il frutto) rappresentano i principali fattori di rischio che giustificano il crescente aumento dei casi di cancro nel mondo occidentale.
Nel 1997 viene inoltre pubblicato un grosso volume che riporta i risultati di uno studio imponente commissionato da due associazioni americane di ricerca sul cancro: American Istitute for Cancer Research, World Cancer Research Found (WCRF-AICR, Food, Nutrition and the Prevention of Cancer: a global prospective; Washington, 1997).
Si tratta di 50 anni di valutazioni epidemiologiche e di ricerca sul rapporto tra cibo e cancro, un lavoro al quale hanno partecipato i massimi esperti mondiali del settore, che è tornato a porre l’accento sull’importanza dell’alimentazione nella pratica medica. Per troppi anni, infatti, si era segregata la nutrizione in una nicchia, come si trattasse di una pratica folcloristica e del tutto fuori moda, completamente avulsa dal main stream culturale dominante.
Si deve attendere sino il 2003 per leggere un importante documento redatto dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) dal titolo: Dieta, Nutrizione e Prevenzione delle Malattie Croniche, in cui si legge:
“La nutrizione è venuta alla ribalta come un’importante, modificabile, causa determinante di malattie croniche (cancro, malattie cardiovascolari, diabete, obesità, …). C’è una crescente evidenza scientifica che dimostra che modificazioni dietetiche hanno forti effetti, positivi e negativi, sulla salute nell’arco della vita” (WHO, Food, Nutrition and the Prevention of the Chronic Diseases, Geneve-2003).
Stiamo parlando di una strategia nutrizionale che, se correttamente applicata su vasta scala, sarebbe in grado di abbattere significativamente l’insorgenza di importanti patologie e il loro conseguente peso dal punto di vista finanziario, sulle casse del sistema sanitario nazionale.
Si tratta in fondo di una scelta che, per essere efficace, deve essere consapevole. Consentire l’acquisizione di una maggior consapevolezza in un aspetto così importante della nostra vita è uno degli obiettivi più importanti che cerco di perseguire all’interno della mia attività professionale.
“Fa che il cibo sia la tua medicina e che la medicina sia il tuo cibo”
Ippocrate