Quando rivelo di praticare lo Yoga della Risata di solito il mio interlocutore mi guarda facendo una smorfia e mi chiede: “ma che roba è?”, con un’espressione che lascia intravedere seri dubbi circa la mia sanità mentale.
Per comprenderne i benefici bisogna guardare indietro nel tempo e focalizzare la nostra attenzione su i protagonisti di alcuni eventi e, se dobbiamo fissare un punto 0 da cui si è poi sviluppata l’intera faccenda, allora bisogna cominciare da Norman Cousin, autore del libro “Anatomia di una malattia” a metà degli anni ’60, nello specifico la sua: spondilite anchilosante. Egli scoprì in maniera del tutto casuale che dopo aver visionato un film comico era in grado di dormire per poche ore trovando sollievo dai dolori che lo affliggevano quotidianamente. Si rese conto che 10min di risate continue gli consentivano di dormire per ben due ore filate senza dolore.
Il suo libro racconta questa storia, storia che incuriosì la comunità scientifica del tempo che iniziò a condurre ricerche sulla capacità della risata di intervenire sul nostro organismo modificandole in senso vantaggioso la biochimica e la fisiologia.
In questo senso possiamo identificare nel dott. William F. Fry, psichiatra della Stanford University, il fondatore della gelotologia (scienza che studia la risata) verso la fine degli anni ’60. Egli fu il primo a dimostrare scientificamente come una bella risata è in grado di offrire un esercizio fisico di buona qualità, oltre che diminuire la probabilità di contrarre infezioni respiratorie e stimolare la produzione di endorfine.
Sempre grazie all’ispirazione derivante dalla lettura del libro di Norman Cousin, il dott. Lee Berk e il suo team di ricerca si occupava di PNEI (Psico-Neuro-Endocrino-Immunologia), reclutò un gruppo di pazienti che aveva subito un attacco di cuore e lo suddivise in due sottogruppi: il primo veniva sottoposto alle cure standard dell’epoca, al secondo venivano fatti visionare filmati comici per 30 minuti al giorno. Quest’ultimo faceva registrare dopo un anno un minor numero di aritmie, valori pressori inferiori , più bassi livelli di ormoni legati all’asse dello stress (cortisolo e dopamina), minor necessità di farmaci. Il sottogruppo curato con le terapie ortodosse evidenziava un rischio di recrudescenza degli attacchi cardiaci 2 volte e mezzo maggiore.
Ma il vero protagonista di tutta la storia è il dott. Madan Kataria e sua moglie Madhuri.
Nel 1995 stava lavorando alla stesura di un articolo dal titolo: “Ridere: la miglior medicina” ispirandosi non solo da un gran numero di pubblicazioni scientifiche a riguardo, ma anche e soprattutto proprio dal libro di Norman Cousins menzionato in precedenza e dal lavoro del dott. Berk.
Ne rimase talmente impressionato da decidere immediatamente di testare sul campo gli effetti della risata e il 13 marzo del 1995, alle 7 del mattino, si recò in un parco pubblico di Mumbay con sua moglie cercando di coinvolgere i passanti nel primo “Club della Risata”. Nel giro di pochissimi giorni il numero dei partecipanti crebbe tanto rapidamente da raggiungere i 50 per ogni sessione; inizialmente questi veri e propri pionieri si radunavano formando un cerchio mentre a turno si alternavano al centro a raccontare barzellette. Il divertimento scaturito dall’incontro del club generava uno stato di benessere che perdurava per tutta la giornata. Ma dopo un paio di settimane iniziarono i primi problemi: cominciarono a scarseggiare le storielle buffe, qualcuno iniziò a fare battute che in qualche modo ferivano la sensibilità di qualcuno dei presenti, alcuni arrivarono persino a proporre lo scioglimento del Club della Risata. Così, a stretto giro di posta, il dott. Kataria si presentò di fronte al gruppo con una proposta decisamente sorprendente: partendo dal presupposto che il nostro organismo non è in grado di distinguere tra una risata genuina ed una simulata, entrambe sono in grado di produrre gli stessi effetti in termini di buon umore, la cosiddetta: “chimica della felicità”; così propose al gruppo di ridere senza motivo per un minuto. Il risultato che ottenne fu sbalorditivo: immediatamente la risata simulata si tramutò in una genuina, liberatoria, risata di gruppo dal momento che il ridere è contagioso come lo sbadigliare.
Così nacque lo Yoga della Risata.
Con il tempo il dott. Kataria ha selezionato una serie di tecniche respiratorie di pertinenza dello Yoga Pranayama, di teatralizzazione (che comprendono anche l’uso del Gibberish, il linguaggio non-sense) e di movimento, tutte capaci di far riemergere la giocosità tipica dell’infanzia.
Nel 1999, su invito del dott. Wilson, psicologo americano, il dott. Kataria fece il suo primo tour all’estero mostrando lo Yoga della Risata negli USA; oggi questa pratica si è diffusa in tutto il mondo grazie all’apertura di migliaia di Club della Risata.
Un numero ormai imponente di pubblicazioni ha dimostrato come la pratica dello Yoga della Risata sia in grado di produrre numerosi effetti benefici sul nostro organismo, tanto da essere riconosciuta valida in caso di depressione, stress, alterazione del tono dell’umore, ipertensione, diabete, ecc. (vedi bibliografia allegata). Attualmente viene anche impiegato nella aziende per generare un miglioramento dell’attenzione e della capacità di superare gli ostacoli da parte dei collaboratori, un incremento dello spirito di squadra e della capacità di essere performanti in condizioni di stress.
Bibliografia:
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