La teoria generale dei sistemi in biologia

Il termine “sistema” viene oggi usato comunemente in moltissimi capi del tutto diversi tra loro: aereonautica (sistema missilistico antiaereo), ingegneria (ingegneria logistica), matematica (equazioni non lineari), fisiologia (sistema biologico), comunicazioni (sistema di trasmissione), industria (sistema di produzione), così come in storia, sociologia, psicologia, economia, ecc. ecc..

Tuttavia pochissimi conoscono il suo reale significato, ancora meno ne conoscono la storia che l’ha partorito e gli straordinari scienziati che sono stati capaci di tradurre un’idea, un’intuizione, in una disciplina capace di essere applicata in ogni campo del sapere umano.

In sostanza possiamo parlare di sistema ogni volta che siano riconoscibili diversi componenti all’interno di una struttura (biologica, sociale, economica, psicologica) che interagiscano tra loro influenzandosi a vicenda, producendo quindi un risultato finale non riconducibile alla semplice somma dell’attività dei singoli elementi.

Per comprendere la reale portata di questo approccio dobbiamo eseguire uno studio della sua genesi. Si tratta di ricerca, ma soprattutto di un’avventura che tanto somiglia ad un romanzo di Dumas se la si sa leggere nella giusta prospettiva, apprezzandone in pieno il suo valore; un’avventura di cui è difficile riconoscerne l’origine precisa (forse Aristotele? “Il tutto è maggiore della somma delle sue parti”), ma certo possiamo cominciare la nostra ricostruzione fissando l’attenzione sul lavoro di uno scienziato russo: Alexandr Bogdanov, le cui ricerche (per una serie di motivazioni storiche che non voglio approfondire) sono quasi del tutto sconosciute al di fuori della madre patria, ma che tanto hanno dato ai colleghi che l’hanno seguito.

La difficoltà principale che ogni ricercato deve affrontare ogni volta che si trova a dover spiegare risultati inaspettati e rivoluzionari, è che tali risultati hanno bisogno di nuovi termini per essere spiegati; Bogdanov coniò: “tectologia”, la scienza delle strutture:

 

“La tectologia deve chiarire i modi di organizzazione di cui si percepisce l’esistenza in natura e nell’attività umana; deve poi generalizzare e ordinare sistematicamente questi modi; inoltre deve spiegarli, proporre cioè degli schemi astratti del loro andamento e delle loro leggi…. La tectologia si occupa delle esperienze organizzative non di questo o di quel campo specialistico, ma di tutti questi campi assieme. In altre parole, la tectologia abbraccia il contenuto di tutte le altre scienze”.

Citato in Gorelik (1975)

 

Da qui il lavoro di Norbert Wiener, l’ideatore della “cibernetica”, cioè della scienza del controllo e della comunicazione negli animali e nelle macchine da cui deriva il concetto di “feed-back” ampiamente utilizzato in medicina.

Da qui l’opera enciclopedica di von Bertalanffy, uno degli scienziati più brillanti e rivoluzionari di ogni epoca e riconosciuto padre della teoria dei sistemi.

Da qui gli incedibili studi compiuti da Ilya Prigogine (Nobel per la chimica nel 1977) negli anni ’70 sulla Teoria delle Strutture Dissipative.

Gli stessi indimenticabili risultati ottenuti da Cannon, padre dell’omeostasi, e Selye, ideatore del concetto di stress, poggiano su queste basi che tanto si discostavano del main stream culturale di allora e, purtroppo, anche di oggi.

Newton, Galileo e Cartesio hanno prodotto una rivoluzione culturale che dal XVII secolo in avanti ha generato una scissione tra scienza e filosofia (“Riguardo poi alle altre scienze che traggono i propri principi dalla filosofia, ero convinto che non poteva esistere nessuna solida costruzione su fondamenta così poco stabili”, Cartesio nel suo famoso “Discorso sul Metodo”), producendo infine una visione meccanicista dell’universo e dell’uomo. Nasce una scienza fredda, impersonale, priva di empatia, neutra, del tutto contraddetta dalla fisica moderna (il solo assistere ad un esperimento ne influenza il risultato), che negli anni vede contrapporsi senza esclusione di colpi, due visioni: quella meccanicistica appunto, concettualmente obsoleta, e quella organicista cioè sistemica, sempre più in espansione.

La vera forza trainante del pensiero sistemico è stata la fisica quantistica.

Consoliamoci: se per tutti noi è difficile assimilarne le conseguenze e capirne in profondità i contenuti, vorrei ricordare a tale proposito le parole di Heisemberg:

 

“Questa violenta reazione ai recenti sviluppi della fisica moderna può essere intesa soltanto se ci si rende ben conto che questa volta han cominciato a spostarsi gli stessi fondamenti della fisica; e che questo spostamento ha prodotto la sensazione che ci sarebbe stato tolto da sotto i piedi, ad opera della scienza, il terreno stesso su cui poggiavamo”.

 

Heisemberg, “Fisica e Filosofia”.

 

“Una particella elementare non è un’entità non ulteriormente analizzabile, che esiste in maniera indipendente. Essa è, in sostanza, un insieme di relazioni che si protendono verso le altre cose”.

Henry Stapp.

 

Ancora più chiare le parole di Capra nel suo affascinante “La Rete della Vita”:

“In altre parole, la trama della vita è fatta di reti all’interno di reti. Ad ogni scala di ingrandimento, in osservazioni più ravvicinate, i nodi della rete si rivelano come reti più piccole. La nostra tendenza è quella di ordinare questi sistemi, inseriti tutti all’interno di sistemi più grandi, secondo uno schema gerarchico, ponendo i sistemi più grandi al di sopra di quelli più piccoli in una struttura a piramide. Ma questa è una rappresentazione umana. In natura non c’è alcun “sopra” o “sotto”, e non esistono gerarchie. Ci sono solo reti dentro reti”.

 

Cioè sistemi dentro altri sistemi.

Relazioni dentro altre relazioni.

Nasce la consapevolezza di come ogni nostra azione di ripercuota su tutte le altre reti di relazione, in definitiva su tutto l’universo.

Non è possibile quantificare il debito che ognuno di noi ha maturato con i protagonisti di questa rivoluzione culturale, dal momento che ogni giorno veniamo in contatto con queste idee e con i risultati delle loro ricerche; non possiamo quantificarlo, certo, ma dobbiamo esserne coscienti per capire da dove provengono i concetti che diamo ormai per scontati e, soprattutto, quale direzione ci suggeriscono di prendere nella formulazione di quelli che verranno e che, inevitabilmente, influenzeranno le generazioni future.

 

Bibliografia:

  1. Von Bertalanffy L.: “La Teoria Generale dei Sistemi”, ed. Saggi Mondadori, 2004.
  2. Capra F.: “La Rete della Vita”, ed. Rizzoli, 2001.
  3. Capra F.: “Il Tao della Fisica”, ed. Adelphi, 1989.

 

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